In Che minchione le formiche!, man mano che vi addentrerete, vi sarà sempre più chiaro che la divinità – nonostante i frequenti richiami biblici – non ha nulla a che vedere con il dio cristiano. Tanto quest’ultimo è buono, giusto e al di sopra dei volgari conflitti umani, quanto quello rappresentato in Che minchione le formiche! è bizzoso, iracondo, annoiato ovvero a nostra immagine e somiglianza, proprio come gli dei della mitologia greco-latina. Partendo da questa ipotesi narrativa, nessuno si offenda quindi se ne discende che il demonio non sia frutto di una corruzione angelica, ma il figlio prediletto di un tale Padre. Noi e tutto il resto del creato, di conseguenza, saremmo né più né meno che gli effetti di un gioco, seppur sapiente, di un esperimento da parte di un essere immensamente potente e, pur tuttavia, infantile nella sua attitudine a stancarsene in fretta.
Qualunque riferimento a personaggio cristiani, ebraici e/o di altre religioni non esprime alcun mio reale giudizio di condanna o, ancor peggio, nessun dileggio, rimanendo nei limiti di una garbata fantasia letteraria, in cui i pensieri sono espressi dal demonio-narratore.