Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr
Premio Pulitzer per la narrativa nel 2015 è un affascinante romanzo storico per lo più ambientato nei crudelissimi anni della Seconda Guerra Mondiale.
Si muove tra la Francia e la Germania, in cui vivono da un lato una ragazzina cieca, Marie-Laure, e dall’altro Werner, un suo coetaneo dallo straordinario talento tecnico. Solo elementi di contrasto tra loro: un padre affettuosissimo per l’una e la condizione di orfano per l’altro, capelli rossi lei e candidi come la neve lui, un amore viscerale per Verne e poi il mare da un lato e per la tecnologia dall’altro, paesi in lotta tra loro. Eppure i loro destini si incontreranno, con una febbrile attesa di noi lettori.
È il racconto di quel che siamo stati noi europei e quel che siamo diventati, dei nostri odi, delle nostre tenerezze e dimenticanze di ciò che è accaduto.
Bellissimi i parallelismi tra la cecità del secolo, quella umana e la fisica dei personaggi (lei per il suo difetto visivo, lui perché sotto le macerie di un bombardamento). Contraltare ne sono i suoni suadenti: la voce di Marie-Laure che legge in braille Ventimila leghe sotto i mari, di un sapiente divulgatore scientifico e le note magiche di Clair de lune di Debussy.
Spiazzante, ma molto efficace la struttura in ben 191 capitoletti, che ci tiene sospesi tra l’uno e l’altro protagonista e tra un anno e l’altro della narrazione.
È difficile aver vissuto i primi anni Quaranta in Francia senza che quel periodo sia il centro da cui promana il resto della vita. Marie-Laure ancora adesso non riesce a indossare scarpe troppo grandi o a sentire l’odore delle rape lesse senza provare ribrezzo. E non ce la fa ad ascoltare elenchi di nomi. Formazioni di squadre di calcio, le fonti di un articolo scientifico, le presentazioni agli incontri accademici: le ricordano sempre gli elenchi di detenuti che non contenevano mai il nome di suo padre.
Buona lettura e buone riflessioni 🙂
Pubblicato su Newsicilia.it