Il narratore è Lui, ovvero Adolf Hitler. Si è appena svegliato, in un prato, riaprendo gli occhi, nella sua divisa militare un po’ sporca. Nessuna traccia del suo bunker, di Eva, dei suoi collaboratori. Avanza fino al centro abitato. Alcuni incontri fortuiti lo fanno collidere con una realtà destabilizzante: non lo riconoscono, non lo chiamano führer, gli chiedono se sia della televisione. Finalmente presso un’edicola scopre la sconcertante verità: è tornato il 30 agosto 2011.
L’omuncolo non è cambiato di una virgola: desidera ancora più che mai risalire al potere, sottomettere il resto del mondo alla Grande Germania, distruggere la piaga dell’ebraismo e delle mollezze capitaliste, cosette così!
Certo il quadro internazionale da cui ripartire non è proprio a suo favore con lo strapotere economico degli USA e la presenza di un forte e stimato Stato d’Israele. Ma Lui non si perde d’animo. Ha veramente una volontà di ferro, bisogna dargliene atto. E sfonderà, sfonderà di nuovo, questa volta… nello spettacolo.
Tra un fraintendimento e l’altro da parte di Lui e di tutti i nostri contemporanei, trovate esilaranti, visioni stranianti della nostra quotidianità, avrete una delle poche occasioni di riguardare a quel passato con la caustica arma della satira.
Feci scattare il braccio, ricambiando il saluto: “Io sono il Führer!”
L’uomo rise: “Pazzesco, sembra così naturale.”
Non avevo tempo di occuparmi della sua fastidiosa allegria. A poco a poco prendevo coscienza della mia situazione. Se quello non era un sogno – e come tale, era decisamente troppo lungo – allora mi trovavo davvero nel 2011. […]
“Dove lavora? Ha un programma?”
“Naturalmente,” replicai “è dal 1920 che ho un programma! […]”
Buona lettura e buone riflessioni 🙂
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