Evelina e le fate di Simona Baldelli
Nel mese di giugno in onore del Premio Calvino, che mi ha portato fortuna ed ha celebrato da poco le sue scelte, vi consiglio Evelina e le fate di Simona Baldelli, finalista proprio di questo premio nel 2012.
Si tratta di un romanzo storico, ambientato nel romagnolo durante la Seconda Guerra Mondiale, in una delle tante campagne e una delle tante masserie dai mestieri antichi. Nulla di nuovo, fin qui, ma c’è Evelina a cambiare il punto di vista, quello per l’appunto di una bambina di cinque anni. E ci sono soprattutto le sue fate, a metà tra amici immaginari e figure ancestrali di quel pensiero collettivo, che nasceva da racconti intorno a un fuoco serale.
Tra surreale e storia regionale si sciorinano sentimenti semplici e basilari di un mondo scomparso, dove i paracadusti dal cielo possono essere creduti fagotti di cicogne che portano bambini.
“Guardèt malà! Casca qualco’” disse la Carla indicando in alto con un dito.
Contro il chiarore della luna videro delle gluppe dondolare nel cielo. Invece di cadere a piombo, scendevano lentamente. Sopra ogni fagotto c’era legato una specie di obrello.
“Sono le cicogne che portano i bambini!” disse Luigi.
“Lascia gi’ sa’ ‘ste patacchèt! gli rispose Piero.
“Perché non sai neanche che i bambini li porta la cicogna? […] reggono i fagotti col becco e poi li lasciano cadere dentro i camini delle case. Quindi le madri li raccolgono e soffiano via la cenere rimasta sulle gote. […]”
Buona lettura e buone riflessioni 🙂
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